L’acqua in bottiglie di plastica può far male alla salute?
L’inquinamento ambientale provocato dalla plastica è un fenomeno globale, che ha ormai raggiunto numeri impressionanti.
Le cause del fenomeno riguardano principalmente 4 aspetti:
- L’eccessiva produzione
- Il breve utilizzo dei prodotti (basti pensare agli articoli monouso)
- La pessima gestione dei rifiuti in plastica (mancato riciclo e dispersione nell’ambiente)
- La mancanza di alternative unita agli costi per il riciclo
Uno scenario del genere ha determinato nel corso degli anni un aumento esponenziale dell’inquinamento da plastica, responsabile ad esempio di circa l’80% dell’inquinamento marino (viene stimato un numero compreso tra i 5 ed i 13 milioni di tonnellate di plastica che ogni anno finiscono negli oceani di tutto il mondo).
Tra gli oggetti in plastica più diffusi e inquinanti troviamo proprio le bottiglie per l’acqua: rientrano tra i prodotti monouso maggiormente utilizzati e diventano rifiuto rapidamente, giusto il tempo di consumare l’acqua al loro interno.
In discarica finiscono, ogni anno, circa 11 miliardi di bottiglie di plastica in PET (alcune delle quali provengono però anche da altre bevande confezionate). Come riporta infatti il report GreenPeace L’insostenibile peso delle bottiglie di plastica: 7 miliardi di queste bottiglie non vengono riciclate e rischiano quindi di finire nell’ambiente e nei mari.
Le bottiglie in plastica non solo inquinano, ma possono anche essere pericolose per la salute umana e andrebbero per questo evitate.
Le bottiglie in plastica vengono solitamente realizzate in polietilene tereftalato, il cosiddetto PET, un tipo di plastica molto resistente che se conservata correttamente ed al riparo da fonti di calore non ha effetti nocivi per la salute.
Il problema risiede proprio nelle modalità di conservazione e di trasporto delle bottiglie in plastica.
Soprattutto in estate, i contenitori in plastica vengono esposti al caldo e le alte temperature possono provocare la migrazione di sostanze chimiche potenzialmente nocive dalla plastica all’acqua: diversi studi hanno dimostrato come l’antimonio (sostanza classificata come cancerogena dall’IARC, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) aumenti i propri livelli di concentrazione nelle bottiglie d’acqua esposte a temperature comprese tra i 40 ed i 50 gradi.
Un altro fattore da tenere in considerazione riguarda il fenomeno delle microplastiche: a contatto con l’acqua, la plastica disperde alcuni frammenti più piccoli (con un diametro compreso tra i 330 micrometri ed i 5 millimetri) che contaminano l’acqua e possono danneggiare l’organismo umano. Le microplastiche sono uno dei grandi problemi che affliggono gli oceani e l’inquinamento marino in generale.
Anche in questo caso, diversi studi hanno confermato la presenza di microplastiche all’interno dell’acqua contenuta nelle bottiglie in plastica: le sostanze in questione sono rappresentate dal polipropilene (PP), dal polietilene (PE), dal poliuretano (PU) e dal polietilene tereftalato (PET).
In un contesto simile, appare evidente quanto sia importante cercare di limitare il più possibile il consumo di acqua in bottiglie di plastica, utilizzando tutte le possibili alternative che abbiamo a disposizione.
Esistono infatti diverse soluzioni, alla portata di tutti, capaci di abbattere l’acquisto di acqua in bottiglia: si può utilizzare l’acqua del rubinetto (è più buona e regolarmente sottoposta a severi controlli) e installare un addolcitore per aumentarne la qualità (gli addolcitori diminuiscono la durezza dell’acqua, riducendo la presenza del calcare) oppure un erogatore d’acqua (in grado, ad esempio, di raffreddare o gasare l’acqua a seconda del modello che si installa) ed infine si possono impiegare bottiglie in acciaio o in alluminio.