Acqua contaminata per oltre 15 anni: la frode da 3 miliardi di euro che coinvolge Nestlé
L’acqua minerale, simbolo di purezza e salute, rischia di perdere la sua immagine cristallina. Il gigante alimentare svizzero Nestlé è al centro di una tempesta mediatica e giudiziaria, accusato di aver frodato i consumatori per oltre quindici anni, periodo in cui avrebbe venduto acqua contaminata e trattata con metodi vietati. Le recenti rivelazioni, frutto di un’indagine della Direzione generale della concorrenza, dei consumatori e del controllo delle frodi (DGCCRF), gettano ombre pesanti sull’operato della multinazionale, con una frode che, se confermata, avrebbe un valore di oltre 3 miliardi di euro.
L’indagine: tecniche di depurazione illegali e contaminazione batterica
Secondo quanto riportato dal giornale investigativo francese Médiapart, Nestlé avrebbe utilizzato trattamenti illegali per le sue acque minerali per almeno 15 anni, coinvolgendo alcuni dei marchi più noti dell’azienda, tra cui Contrex, Hépar e Vittel. La questione ruota attorno all’uso di tecniche di depurazione vietate dal 2005, e in alcuni casi addirittura dal 1993, per trattare l’acqua proveniente da fonti che mostravano frequenti episodi di contaminazione batterica. In particolare, il rapporto menziona l’uso di filtri non autorizzati almeno dal 2010 e di apparecchi a raggi UV acquistati nel 2005.
L’aspetto più allarmante dell’indagine riguarda proprio la frequente presenza di patogeni e batteri nelle sorgenti d’acqua analizzate. I controlli, effettuati tra gennaio 2020 e marzo 2022, hanno rilevato concentrazioni di agenti patogeni e batteri eterotropi ben al di sopra dei limiti legali consentiti, in alcuni casi fino all’85%: un livello di contaminazione tale rende l’acqua potenzialmente pericolosa per la salute, il che fa sorgere diversi dubbi riguardo la qualità dei prodotti venduti sotto l’etichetta di “acqua minerale naturale”, che gode di standard particolarmente severi in termini di purezza e sicurezza.
Il valore economico della frode
La manipolazione dei processi di depurazione ha consentito a Nestlé di ottenere vantaggi economici enormi. Vendere acqua trattata come “minerale naturale”, infatti, comporta un notevole incremento del prezzo di mercato: gli investigatori stimano che l’azienda abbia guadagnato oltre 3 miliardi di euro attraverso questa pratica illegale. L’esatto ammontare, secondo la DGCCRF, sarebbe di 3.132.463.297,00 euro, una cifra astronomica che riflette l’entità del danno economico e la portata della frode.
Nestlé, dal canto suo, respinge queste accuse. In una dichiarazione rilasciata all’Agence France-Presse (AFP), Nestlé Waters France ha negato fermamente sia il metodo di calcolo utilizzato dagli investigatori, sia la determinazione dei costi della presunta frode, anche se la documentazione presentata dall’indagine metterebbe in luce un comportamento reiterato e sistematico che potrebbe avere gravi conseguenze legali per il colosso svizzero.
Crisi ambientale o responsabilità dell’azienda?
Per giustificare l’uso di pratiche non conformi, Nestlé ha citato il cambiamento climatico come una delle principali cause della contaminazione delle sue fonti d’acqua. Secondo quanto affermato dall’azienda, la riduzione delle falde acquifere, dovuta all’innalzamento delle temperature e alle modificazioni ambientali, avrebbe provocato un aumento dei livelli di contaminazione batterica nei suoli in pendenza. Una spiegazione che appare poco convincente agli occhi degli inquirenti, che vedono nelle scelte di Nestlé una chiara violazione delle normative francesi e europee.
L’allora direttore della fabbrica Nestlé negli impianti di Vosgi, in carica dal 2019 al 2023, ha confermato che i dispositivi di trattamento non autorizzati sono stati utilizzati su bacini idrici che mostravano evidenti segni di deterioramento microbiologico. Ma il fatto che queste pratiche fossero state messe in atto per oltre un decennio prima che l’azienda decidesse di contattare le autorità nel 2021, solleva interrogativi sull’effettiva priorità data alla sicurezza e alla trasparenza verso i consumatori.
La risposta di Nestlé e le possibili ripercussioni legali
Nel 2021, Nestlé ha dichiarato di aver smesso di utilizzare i trattamenti non autorizzati e ha avviato una serie di iniziative per “regolarizzare” la situazione. A fronte di azioni tardive, il danno alla reputazione dell’azienda potrebbe essere già irreparabile. La questione è ora oggetto di un’indagine preliminare aperta dalla Procura di Epinal, che potrebbe portare a sanzioni significative per la multinazionale.
Se la frode venisse confermata, Nestlé potrebbe affrontare multe multimilionarie, oltre a risarcimenti per i danni causati ai consumatori. La fiducia riposta in un marchio di fama mondiale come Nestlé, che produce beni di prima necessità, è stata profondamente compromessa, e questo caso potrebbe aprire la strada a ulteriori verifiche e indagini su altre pratiche aziendali nel settore dell’acqua minerale.
Le implicazioni per il settore alimentare
La vicenda Nestlè mette in luce un problema più ampio legato al controllo e alla regolamentazione nel settore alimentare. Le acque minerali naturali, che dovrebbero essere tra i prodotti più sicuri e controllati sul mercato, mostrano falle preoccupanti nel sistema di vigilanza. La complessità delle catene di produzione e la pressione economica di aziende come Nestlé evidenziano come sia facile, in alcuni casi, aggirare le normative a discapito della salute pubblica.
Le istituzioni dovranno affrontare una sfida difficile nel rivedere e rafforzare le norme di controllo per prevenire episodi simili in futuro. Nel frattempo, i consumatori, sempre più consapevoli e attenti alla qualità dei prodotti che acquistano, potrebbero optare per soluzioni alternative, come i depuratori ed i gasatori per acqua domestica.